La storia di una professione nata per caso e diventata oggi passione irrinunciabile.



A trentatré anni gli regalarono una divisa da cuoco, quasi per gioco. E pochi tempo dopo Angelo Losito rilevò L'osto del 'Borgh vej'. Non è una solo bella favola quella che andiamo a raccontarvi, ma è la storia di una professione nata per caso e diventata oggi passione irrinunciabile.
«Volevo offrire agli amanti della buona tavola un'alternativa a ricette esageratamente condite, 'pesanti', non rispettose degli ingredienti. Cosa c'è di meglio di un piatto di spaghetti al sugo preparato con un cuore di bue saltato in olio di qualità e arricchito da una foglia di basilico?”.


L'osto del 'Borgh vej' è dunque il luogo dove sperimentare il sapore. L'impronta è quella piemontese: d'altra parte non poteva essere altrimenti, vista la posizione del ristorante - ex osteria dove si mesceva il vino e si serviva pasta e fagioli - giusto nel cuore della Torino antica. Così il menù propone favolosi agnolotti del plin, battuta di carne di fassone, vitello tonnato vecchio Piemonte (senza maionese), terrina d'oca in salsa di mirtilli, molti flan diversi, a seconda delle verdure di stagione, e saporite zuppe di farro o orzo. Ma le origini dello chef non si smentiscono e la carta presenta magnifici piatti di pesce tra cui il filetto di San Pietro con asparagi, i maltagliati di grano saraceno con asparagi e calamari, battuta di pesce crudo.

«Il rispetto degli ingredienti è per me fondamentale, ma se voglio raggiungere questo obiettivo il segreto è uno solo: prodotti di prima qualità».
Così Angelo acquista il pesce personalmente ai mercati generali, la carne è quella certificata piemontese, la frutta e la verdura arrivano da un'accurata ricerca a Porta Palazzo. E l'olio extravergine di oliva è quello prodotto dai suoi stessi ulivi coltivati in Puglia (un omaggio alla loro bellezza la si troverà all'ingresso del ristorante:


Sono cresciuto arrampicandomi su questi alberi...»

(Rivela lo chef con un pizzico di nostalgia).

Se la natura regala tante prelibatezze, perché alterarle? Questa l'idea di fondo del locale. A pranzo e a cena, saranno quindi portate gustose ma leggere a conquistare i palati, tanti piatti stagionali da scegliere dalla carta o consigliate, per il mezzogiorno, da un menù degustazione.


«Da aprile in poi, alle due sale decorate da mattoni a vista e da numerose stampe antiche della 'Torino che fu', si aggiungerà l'intimo déhors su piazza IV marzo, luogo ideale per trascorrere qualche ora degustando la vera tradizione enogastronomica piemontese».


E sì, perché ancora non abbiamo parlato della cantina: 200 etichette da ogni parte d'Italia, come vorrebbe sempre la cultura della ristorazione.
Per chi aveva detto «non farò mai il cuoco» la 
strada percorsa è stata tanta, così come le soddisfazioni: ed è questo l'aspetto più entusiasmante del lavoro di Angelo Losito








Lo staff: Jessica,Maurizio, Angelo,Julia e Mattia

2 commenti:

  1. Locale carino, su un'incantevole piazzetta del centro storico di Torino. Il locale, a partire dal nome, si presentava come un'oasi di tradizione ma... nel complesso la cena è stata deludente. Insomma di tipico c'è solo l'atmosfera e proprio uno dei piatti simbolo della gastronomia piemontese, il vitello tonnato, è scarsissimo (e non è nemmeno un vero vitello tonnato perché la salsa è una specie di fondo bruno!!!). Prezzo un po' alto, considerando porzioni e qualità

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  2. Visitato a cena con amici,abbiamo optato per il piccolo menù (28 euro per antipasto primo e dolce)Piatti di cucina piemontese e non.Direi tutto sommato buono, soprattutto i quadrotti di borragine ho gustato anche una tagliata di tonno buona anch'essa le porzioni sono generose.Forse da migliorare i dolci un pò anonimi.Un appunto per gli altri recensori il vitello tonnato é servito alla vecchia maniera(quindi senza maionese)ma secondo la ricetta originale piemontese.Probabilmente tornerò

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